Nella fase dell'innamoramento, si può vivere una sorta di estasi dovuta al fatto di sentirsi finalmente riconosciuti e amati per quello che si è.
È un'esperienza rivoluzionaria perché sembra che l'altro ci ami senza condizioni, un amore che neanche i genitori prima di allora ci avevano accordato. Diciamo la verità, non è inconsueto che i genitori proiettino vissuti e conflitti irrisolti sui figli, non è una cosa intenzionale e fatta in malafede, succede, per il semplice fatto di essere quello che si è, di avere convinzioni, schemi, modalità relazionali che in qualche modo condizionano noi e chi ci sta intorno se non vengono messi in discussione.
E così i figli, nella maggioranza dei casi, sentono che in qualche modo devono aderire al modello proposto dalla famiglia, pena fare i conti con sensi di colpa e di tradimento.
Crescere forse vuol dire proprio emanciparsi da tutto ciò, ma non è questo l'argomento del mio articolo.
Quindi immaginate la gioia di un amore che non ci chiede condizioni, non giudica e ci fa sentire di poter essere ciò che siamo. Tutto il resto, difetti, divergenze di opinioni e di progetti, tutto, può passare in secondo piano.
Dopo un po' di tempo però, ognuno dei membri della coppia, chi prima chi dopo, mette in atto "un istinto", “un’intenzione", che è propria dell'essere vivente, di affermare se stesso e la propria configurazione storica a prescindere dall'altro, verso il quale si può anche provare fastidio perché intanto prova anch'esso ad affermare se stesso e ad imporsi per quello che è e con le modalità che gli sono proprie.
Differenze, idiosincrasie, caratteristiche personali che prima facevano sorridere o non venivano calcolate, diventano oggetto di feroci litigate.
Ognuno vuole difendere se stesso e il proprio territorio e incontrare l'altro diventa difficile. Possono esserci delle tregue, per ripristinare il contatto e contenere la paura di perdersi, ma sembra non esserci una reale soluzione delle difficoltà. È tutto un aut-aut interiore.
Il dilemma è: "come posso essere me stesso e contemporaneamente stare con lui/lei?"
Alcuni, molti in realtà, trovano risposta nell'annullamento di sé: ti accontento così non creo conflitti. Soluzione dalla durata variabile e che non permette un reale incontro con il partner.
Le cose possono realmente migliorare solo se faccio un salto qualitativo e percepisco la coppia e il partner non come un limite ma come un potente stimolo al mio stesso divenire.
La terapia può avere un ruolo fondamentale nello stimolare questo passaggio, nel quale la consapevolezza e l'accettazione del punto di vista proprio e dell'altro, sono gli unici strumenti possibili per dare valore al rapporto e risignificarlo come momento di arricchimento e mezzo fondamentale del proprio divenire.
Invece di rinunciare alla coppia, troppo spesso in nome di uno sterile individualismo e di un’impellente urgenza all'affermazione di sé, possiamo provare a chiederci: "l'amore può durare?
La mia risposta è questa:
Sì l'amore può durare se si abbandonano:
Soprattutto può durare se ci si mette in un'ottica di processualità e, attraverso l'intimità, permettiamo l'apertura di una finestra sul nostro "dentro".
In poche parole dura quando stare con l'altro è strumento di crescita e consapevolezza.
Dr.ssa Francesca Pannone
Psicologa e Psicoterapeuta a Latina