Studiando e lavorando, principalmente con pazienti adulti e adolescenti, ho potuto rilevare che c'è un unico motivo che spinge le persone a rivolgersi ad un terapeuta: la sofferenza.
Non mi è mai capitato di sentire di persone che vanno in terapia perché vogliono conoscersi meglio o migliorarsi. Ci sono sempre vissuti di insoddisfazione, sofferenza, tristezza e rabbia alla base di una richiesta di aiuto.
Ma perché ad un certo punto si sta male?
Lo star male profondo, che alle volte sembra esplodere all'improvviso, in realtà deriva da anni di DELEGA, nei quali abbiamo maturato un senso di impotenza, in quanto ci siamo privati dell'esperienza di partire da noi invece che far riferimento all'esterno (Minolli, 2015).
L'esterno, il mondo, gli altri, possono essere vissuti come nostri interlocutori oppure possiamo dare loro un potere prescrittivo.
Dare a ciò che è fuori da noi un potere prescrittivo significa cercare la nostra strada in qualcosa che è già precostituito.
Appoggiarsi ad un modello familiare, alle istituzioni, alla religione ecc, assumendo ciecamente per buoni i loro assunti, è una delega... rassicurante ma che comporta inevitabilmente un perdersi, un annullare se stessi che ha come conseguenza, tutti quei sintomi e vissuti alla base della richiesta di terapia.
Bisogna fare attenzione… anche la ribellione, può essere una delega per opposizione.
Ciò che contraddistingue la delega, non è il tipo di comportamento attuato ma la ripetizione di schemi e percorsi per affermare se stessi. Questi schemi alla lunga risultano soffocanti e svilenti della persona e della sua unicità, proprio perché non c'è spazio per la soggettività e per ciò che si sente e si desidera al di là di ciò che il mondo, la famiglia ecc SEMBRANO imporci.
Attenzione però l'obiettivo della terapia non è la ricerca di un vero sé, nascosto da qualche parte.
La terapia aiuta la persona a trovare il contatto con se stessi e con ciò che si sente. La terapia porta a imparare a chiedersi non "chi sono" ma, piuttosto, cosa voglio? Come mi sento? con mente aperta e libera da giudizi.
Teniamo a mente che il giudizio che spesso sentiamo arrivare dai genitori, dagli amici, dalla società, è in primis il giudizio che noi diamo a noi stessi, il più importante e l'unico con il quale valga la pena fare i conti.
Dr.ssa Francesca Pannone
Psicologa e Psicoterapeuta a Latina