Che significato dare all’apatia?

Che significato dare all’apatia?

Possiamo considerare l'apatia uno stato psicologico, caratterizzato da mancanza o diminuzione della motivazione

Quando un soggetto si sente apatico probabilmente descrive un momento di disinteresse generalizzato e una sorta di rifiuto/assenza di desiderio nei confronti del mondo circostante.

Può essere collegata a diversi quadri diagnostici, come la depressione, l'abuso di sostanze, schizofrenia ecc, ma può essere anche uno stato emotivo comune che succede a molti di provare in vari momenti della vita, con maggiore o minore frequenza a seconda delle specificità individuali.

Se non è collegata ad un quadro diagnostico più severo, preferisco nel mio lavoro leggerla come un segnale che dice qualcosa della persona che lo sta provando.
Gli stati emotivi ci indicano sempre la strada verso i tanti tesori nascosti della nostra interiorità.

Non c'è un'interpretazione univoca di quello che può significare un vissuto di apatia ma molto spesso mi trovo a leggerla come una "difesa".      
Affermare "sono apatico" è un bel modo di tagliare la testa al toro, rispetto alla paura di possibili cambiamenti.   
In generale questa affermazione avviene dopo aver preso contatto con un proprio desiderio.

La sequenza tipo potrebbe essere questa:

  1. sono arrabbiato perché le cose non vanno come dico io;
  2. faccio i conti con il fatto che cambiarle dipende anche e soprattutto da me;
  3. Immagino di poter mettere in pratica alcune azioni diverse dal solito (uscire con un amico, occuparmi della mia salute, chiamare mia madre) ma sento che non mi va.         

A questo punto posso dire che sono apatico e chiuderla lì oppure fare i conti con l'emozione più profonda che il vissuto di apatia sta coprendo.           

L'apatia, in base alla mia esperienza, il più delle volte, ha a che fare con la difficoltà di occuparsi di ciò che si desidera, e quindi di essere se stessi o di non essere all'altezza di qualcosa di nuovo o diverso che si sta facendo strada dentro di noi.
La demotivazione improvvisa non avviene perché siamo pigri ma perché siamo cresciuti con un'idea di ciò che ci è concesso e cosa no e questo è intimamente collegato all'immagine che abbiamo di noi stessi.    
In psicoterapia non si lavora direttamente sulla motivazione, stimolando e incitando i pazienti a muoversi, questo il più delle volte fa solo sentire in colpa e inadeguati, peggiorando la situazione.  
Il terapeuta accoglie i vissuti associati al senso di identità personale, che comprendono sia la paura sia il desiderio di uscire dai propri schemi rigidi ma rassicuranti, rispettando l'individualità di ognuno e il delicato processo dell'essere e divenire specifico degli esseri viventi.


Dr.ssa Francesca Pannone
Psicologa e Psicoterapeuta a Latina


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